| Se si evade per sopravvivere non si è veri evasori |
martedì 8 maggio 2012 |
| Luigi Magistro, Direttore Centrale Accertamento dell'Agenzia delle Entrate, in occasione di un intervento all’Università Cattolica di Milano, ha dichiarato che coloro che si trovano obbligati a evadere per sopravvivere alla crisi devono essere tenuti distinti da coloro che si sottraggono volontariamente al pagamento delle imposte (anche sotto l’aspetto penale).
In particolare, da un lato un maggior utilizzo degli istituti deflativi deve rendere la pretesa erariale più equa possibile, dall'altro lo “spauracchio” del reato tributario deve essere usato sempre più come deterrente nei confronti di chi sfugge al Fisco per condurre un tenore di vita al di sopra delle proprie possibilità o ancor peggio per esportare capitali all’estero.
In tale contesto, infatti, gli istituti deflativi costituiscono strumenti in grado, attraverso il dialogo, di determinare la giusta imposizione.
Inoltre, secondo Carlo Nocerino, sostituto procuratore presso il Tribunale di Milano, l’azione di contrasto all'evasione, e con essa quella penale, andrebbe indirizzata innanzitutto verso coloro che mettono in atto evasioni “totali, truffe, frodi carosello, crediti IVA fasulli” e “gente che ruba le tasse o i contributi versati da altri”.
In questo contesto, continua Nocerino, sarebbe fondamentale velocizzare le verifiche sui contribuenti per evitare il perdurare delle azioni illecite. Sul punto Magistro ha comunque evidenziato che “ciò dipende da un sistema fiscale che consente di presentare la dichiarazione dei redditi a fine settembre dell'anno successivo. Tuttavia, grazie a un grande sforzo siamo riusciti ad accorciare questi termini, portando gli accertamenti anche a due o tre anni indietro, ma nessuna annualità, comprese quelle più remote, può essere trascurata pena l'essere chiamati a rispondere dalla Corte dei Conti".
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