| Scuola, l’ultima eredità della gestione Gelmini |
giovedì 24 novembre 2011 |
| Al comma 14 dell’art.5 della legge di stabilità 2012 l'ex governo ha previsto uno stanziamento per le scuole non statali di 242 milioni che vanno ad integrare i 278,9 del disegno di previsione del Bilancio. L'articolo si basa su una legge già abrogata dalla Consulta
Sul tema scuola il nuovo governo Monti si troverà subito una brutta gatta da pelare. Una disinvolta eredità del precedente governo che al comma 14 dell’art.5 della legge di stabilità 2012 aveva previsto uno stanziamento per le scuole non statali di 242 milioni che vanno ad integrare i 278,9 del disegno di previsione del Bilancio.
L’intervento tuttavia si basa su una norma chiaramente incostituzionale perché si appoggia su una Legge che la Corte Costituzionale aveva abrogato. Un governo ricco di tante personalità cattoliche che si trova a dover rispondere alle pressioni delle scuole paritarie che sono per lo più religiose e non ha a disposizione risorse legittimamente messe in campo.
Ma in particolare a farne le spese sarà il settore della scuola dell’infanzia che, come è noto, vede i comuni impiegare ingenti risorse per fronteggiare le inadempienze della scuola statale. Il governo Monti si trova ore di fronte a un dilemma insidioso: o trova un rimedio legittimo per rimediare alla disinvoltura dei predecessori, oppure continua a muoversi utilizzando strumenti incostituzionali. Un criterio quest’ultimo che andrebbe a cozzare con l’impegno di legittimità assunto da Mario Monti al momento del suo insediamento che caratterizza una importante svolta di governo.
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